Fuori dal coro di Ivan Pozzoni Non riesco ad essere davvero un vuoto a rendere durante la mia crisi occipitale non è mio il mestiere dello stendere un corpo in linea orizzontale. Eppure sono orizzontale, e cerco l’orizzonte ad ogni momento della giornata incapace di reggermi in piedi senza incassare l’orizzonte, l’Occidente, stretto nel suo sepolcro come Farinata l’orizzonte dei camions che trasportano bare. Scoppi di pianti, scoppi di risa, e foglie d’alloro centimetri dall’esser morto, centimetri dall’esser d’oro mi affaccio dal balcone della letteratura occidentale e i critici, confusi, mi bollano con un Tso da ricovero in ospedale. Io non mi volevo buttare dal balcone volevo semplicemente sincerarmi di non esser rimasto solo con un diavolo che mi attizza col forcone depressione, asfissiante come un grumo di bolo, allettante come i rimedi rinchiusi in un flacone, io ignorante, destinato a cantar fuori dal coro. Vodka e benzodiazep...